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La storia dell'azienda agricola

 

 

Fin dall’inizio della nostra presenza a Huambo, la  comunità organizza l’agricoltura per la sussistenza.
Il primo terreno  da coltivare fu una vera novità per la chiesa locale che in un secondo tempo ne seguirà l’esempio. La novità era data dal fatto che in quegli anni ci voleva un po’ di coraggio per uscire a 20 Km da Huambo. Le strade minate non invitavano certo a percorrerle, la Provvidenza, però, ci ha sempre magnificamente protetto.


Ma in questo primo terreno di Quando non c’era abbastanza spazio e allora abbiamo comprato, dato che coltivare significava poter vivere, la fazenda di Cambiote. Il posto era più bello e più ricco di acqua, ma ad un certo punto sono arrivati i militari: noi coltivavamo e loro raccoglievano, impossibile andare avanti; abbiamo lasciato tutto a loro disposizione e abbiamo chiesto ai Padri che vivevano nella Missione di Kakuti un pezzo di terreno più sicuro. È durato nemmeno due anni. Nel 1992, anno di pace, dopo aver percorso mezza Angola, abbiamo scelto una fattoria di 4.000 ettari alla base di una lunga catena di montagne: la Lumbanganda, a 11 Km da un antico centro commerciale, il Bailundo.

Ci siamo trasferite con tutte le nostre cose e abbiamo vissuti mesi molto belli, dissodando terre, piantando alberi da frutta e… sognando il monastero. Dopo quattro anni sono iniziati i problemi con le autorità dei guerriglieri, nell’area dei quali vivevamo. Siamo state anche minacciate e abbiamo preferito andarcene, non prima di sradicare una ventina di alberi da frutta per essere piantati altrove.



La nuova ondata di guerra non era ancora cominciata per cui abbiamo ricominciato a cercare un po’ di terra da coltivare e un posto in cui, forse, un giorno avrebbe potuto sorgere il monastero tanto desiderato.

Abbiamo visto da lontano un ciuffo d’alberi in cima ad una grande collina e alcune sorelle erano ansiose di conoscere quel luogo chiamato Soke. Ma per il momento non era possibile vederlo perché l’accesso era sbarrato dai militari. Abbiamo poi scoperto che il ciuffo d’alberi e la collina facevano parte di una grande fattoria di 2.000 ettari che prima dell’indipendenza apparteneva ad un portoghese allevatore di buoi. Poi durante gli anni di guerra che non finivano mai, essendo  in alto e con un panorama strategico, era stato prima quartiere militare dell’EMPLA, poi dell’UNITA e di nuovo dell’EMPLA. Dopo la guerra nessuno aveva più messo piede sulla grande collina perché disseminata di mine. Ma noi non  abbiamo esitato anche se molti ci sconsigliavano. All’inizio abbiamo esplorato il Soke un po’ alla larga, in punta di piedi e ci siamo accorte che era magnifico, non ancora abitato solo a causa delle mine. Abbiamo fatto una richiesta alle autorità e ce l’hanno assegnato. Da quel giorno siamo andate sempre un po’ più avanti. Abbiamo pagato i militari che avevano messo le mine perché le togliessero, liberando il terreno.
E ci hanno aperto un cammino attraverso il quale abbiamo cominciato a scorgere la nuova terra promessa con le sue grandi rocce, le valli, l’orizzonte di grandi montagne e, sola in mezzo ai rovi una pianta di rose. Poi di nuovo a dissodare, seminare granoturco e piantare alberi da frutta e di caffé a lunghe file…

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